A- A A+

Cultura

tag  Manureva  Cultura 

19/04/2013

Già nel XVIII secolo, alcuni navigatori...

culturaGià nel XVIII secolo, alcuni navigatori europei segnalarono la pratica del tatuaggio a Tahiti. 
Vietato all’epoca dei missionari, non era comunque destinato a scomparire. 
Pilastro dell’identità culturale ma’ohi, il tatuaggio polinesiano privilegia l’uso del nero a scapito del colore. 
Di ispirazione geometrica, vegetale o animale, spesso simbolico, viene sfoggiato sia dagli uomini che dalle donne come ornamento del corpo. Così, il tatuaggio, contrariamente alla connotazione “intimista” occidentale, è fatto prima di tutto per essere visto. 
Da qualche anno, Tahiti e le sue isole hanno visto fiorire una giovane generazione di tatuatori particolarmente dotati, il cui talento è sempre più oggetto delle richieste dei turisti di passaggio, e che oggi esportano la loro arte partecipando a varie fiere all’estero. 

Come il tatuaggio, la danza tahitiana, ritenuta troppo erotica dai missionari, dovette rifugiarsi nella clandestinità fino all’inizio del XX secolo. 
Il “tamure” si balla in coppia nelle sale da ballo mentre l’ “ori Tahiti”, che comporta movimenti lenti e rapidi, si pratica in gruppo, al ritmo delle percussioni, dei canti, delle chitarre e degli ukulele. 
Potenza e fascino, simbolismo gestuale, bellezza degli ornamenti (costumi, corone di fiori) caratterizzano la danza tahitiana che non si limita agli spettacoli turistici ma rimane un’usanza popolare, elemento di coesione sociale, che culmina nello “Heiva i Tahiti” (feste di luglio), nel corso del quale si confrontano numerosi gruppi di danza. 
A testimonianza della loro vitalità artistica, alcuni gruppi si esibiscono oggi sulla scena internazionale.